Autodistruzione per fare dell'autocostruzione
Sembra un paradosso e invece lo è!
Descrizione
Da una pila per telefonino ricaviamo una pila ricaricabile per alimentare il nostro tester.
Quando mi salta in mente una cosa, di carattere elettronico, non sto bene fino a quando non l'ho realizzata. Se poi si tratta di un circuito rapido da eseguire collaudare ed usare, son capace di saltare i pasti, tanta è la frenesia di vedere se funziona secondo le aspettative. Oggi è stato uno di quei giorni. Con una batteria recuperata ex telefonino cellulare, 2 elettrolitici e un integratino con sole 8 zampette ho qui, già realizzato e funzionante sul mio desktop, un risparmiatore di EURO.
PREMESSA
Io sono un grande consumatore di spaghetti, caffè e pile da 9 volt per il mio tester, o meglio per i miei testers, ho una mania per i multimetri, ne ho ben 8! Sennonchè queste pile costano, a mio parere, cifre esagerate, andiamo dai 2 euro per le pile scadenti fino a 4,5 euro per quelle un po' più buone, e, come ho appena precisato, ne consumo tante. Ho un cassetto pieno di batterie da telefonino reperite gratuitamente presso svariati negozi compiacenti, che invece di buttarle nei continers delle pile da smaltire, si ricordano di me, e me le tengono a conto. Comunque non importa averne tante, ciò che importa è avere una di quelle che dopo l'estrazione dalla protezione plastica hanno delle dimensioni tali da poter essere collocate all'interno del tester al posto della pila originale.
Partenza con le foto
Foto 1 Foto 2
Foto 3 Foto 4
Foto 5 Foto 6
Foto 1 e 2 la batteria vista in fronte e retro, tenete d'occhio la capacità di carica: 600 mA.
Foto 3 e 4 appena tolta dall'involucro e particolare ingrandito della parte elettronic a, che va asportata completamente.
Foto 5 e 6 Batteria e parte elettronica staccata e infine il risultato finale.
Dopo aver sconnesso la parte elettronica, la batteria dà circa 0,4 volt in più. Questo eccesso veniva comparato da un integratino per ricavare la tensione di riferimento e avvertire l'utente che era ora di ricaricarla. A noi però questi 0,4 volt fanno più comodo utilizzarli diversamente.
Foto 7 Importante:
se usate un connettore standard ricordatevi di invertire la polarità su quest'ultimo, filo rosso con filo nero e viceversa per l'altro polo del connettore. Il tester è posizionato su prova diodi , questa impostazione è quella che consuma più corrente, il diodo sotto prova è un classico 1n4148 e come potete vedere, il tester segna la giusta tensione di giunzione.
Per il montaggio del circuito, come potete vedere, non ho usato nè circuito stampato, nè basetta millefori. Questa tipologia circuitale viene definita "a ragno". Insomma, visto l'esiguo numero di componenti, e la necessità di economizzare spazio per poterla alloggiare nel vano batteria del tester, ho preferito adottare questo antico sistema, molto in auge nell'antichità, per fare mini circuiti sperimentali, quando le basette stripboard non erano ancora state inventate. L'integrato è stato incollato "di schiena" alla batteria, con mezza goccia di attack.
THE SCHEMATIC
Vero che avevo ragione? Il PCB sarebbe stato un insulto alla semplicità. Addentriamoci nel dettaglio e soprattutto perchè ho scelto un ICL7660 che eroga si e no 10 milliampere soltanto? La prima risposta è che per alimentare un tester, 10 mA bastano e avanzano, poi perchè accetta l'alimentazione di batteria proprio per la tensione che ci interessa, 4 Volt applicati fra i pin 8 e 3 e uscita prelevata fra i pin 8 e 5. Ora diamo un look al datasheet: http://www.datasheetcatalog.org/datasheet/intersil/fn3072.pdf scaricatelo e tenetelo a conto in quanto contiene parecchi schemi applicativi, ma la cosa più stuzzicante è il rendimento di conversione:
Power Efficiency PEF RL = 5kΩ 95 98 - 96 98 - %
andiamo da un minimo del 95% ad un massimo del 98 % e, a vuoto senza carico, misura fatta dal sottoscritto, l'assorbimento di corrente con 4 volt applicati è solo 0,027 milliampere il che vuol dire, togliendo qualche zero, che siamo sull'ordine di 270 microampere, diconsi duecentosettanta milionesimi! Questo vuol dire che se la batteria è in grado, vedi foto 1, di erogare 600 milliampere/ora sta a significare che per scaricarla con una corrente di 270 uA abbiamo 600 diviso 0,027 (tutto espresso in milliampere) cha fà la bellezza di 22222,22222 ore, diviso 24 ore di una giornata risulta un 925.9259259 giorni, ancora andiamo a dividere per quanti sono i giorni dell'anno 365 mi scappa fuori sulla calcolatora un 2,536783359 ANNI! Questo mi sembra un buon motivo per risparmiare l'interruttore, tanto nell'arco di 2,5 anni sicuramente avremo ricaricato la batteria più di una volta. Sempre sul datasheet potrete vedere che l' ICL7660 può essere collegato in parallelo ad un altro integrato identico per aumentare la portata in mA e può anche essere collegato in serie per ottenere una tensione maggiore. Questo lo dico in quanto chi avesse bisogno di convertire la tensione di una batteria per altre esigenze di tensione e/o corrente, può svolazzare in lungo e in largo su questi interessantissimi dispositivi.
Eccovi i link per altri integratuoli very interesting:
http://datasheets.maxim-ic.com/en/ds/MAX1680-MAX1681.pdf
http://datasheets.maxim-ic.com/en/ds/ICL7662-Si7661.pdf
http://datasheets.maxim-ic.com/en/ds/MAX660.pdf
Oh mamma mia s'è fatto tardi, è ora di buttar giù la pasta, scusatemi ma sono costretto a salutarvi di gran corsa.
Bye Bye